Esiste ancora l'amicizia?

Nell'era dell'iperconnessione c'è ancora spazio per il valore dell'amicizia? Oggi sembra quasi che contino di più le amicizie on line che quelle reali, cosa che col tempo può portare alla svalutazione del concetto stesso di amicizia.
Secondo Jeffrey Hall dell'università del Kansas, esisterebbero quattro tipi di amicizia: conoscenza, amicizia occasionale, amicizia e amicizia intima. Secondo Hall una persona mediamente ha massimo cinque amici intimi, quindici buoni amici e cinquanta conoscenti. È importante che ognuno riesca a differenziare tra amici intimi e semplici conoscenti. Molto spesso vi è il rischio di considerare subito delle semplici conoscenze come grandi amicizie intime, con il rischio di rimanere delusi. L'amicizia è un legame importantissimo per l'uomo per il semplice fatto che l'essere umano è sociale, ha bisogno degli altri per stare bene. Solo attraverso le relazioni acquisiamo quella sicurezza che ci permette anche una certa quota di indipendenza. Come ben ci ricorda Jessica Benjamin, psicoanalista relazionale, dal punto di vista intersoggettivo l'uomo si caratterizza da un paradosso irrisolvibile. Secondo la Benjamin da un lato l'uomo è spinto verso la relazione, mentre dall'altro lato desidera la propria indipendenza. Il paradosso non può essere risolto, privilegiando un polo o l'altro, semplicemente va accettato, la spinta a relazionarsi va equilibrata con la propria indipendenza. Secondo la Benjamin i legami, come quelli amicali, sono sempre erotici. L'amicizia ha un legame diretto con l'eros nella sua definizione più "larga". L'erotismo diventa la linfa vitale dell'essere umano, erotismo che è possibile sviluppare solo attraverso il contatto. Ed è qui che l'iperconnessione social manifesta tutta la sua debolezza, essa crea dei legami non erotici che non fanno altro che alimentare il senso di solitudine.
Dal punto di vista delle neuroscienze è stato dimostrato che gli amici presentano modelli di attività neuronale simili. Nei legami di amicizia si sviluppa una particolare sintonizzazione cerebrale oltre che intersoggettiva. Come è stato osservato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Manchester e Warwick,la sintonizzazione nei legami di amicizia permette di prevenire la depressione, se non addirittura ridurne i sintomi. Lo sviluppo di legami interpersonali è uno dei maggiori fattori di protezione nei confronti di possibili ricadute. Per i depressi, essere circondati da amici pieni di allegria e gioia di vivere potrebbe rappresentare, stando ai risultati di questa ricerca, una vera e propria ‘terapia’. Seguendo la concezione di Bauman sulla "società liquida", oggi si assiste alla svalutazione di alcuni valori fondanti della cultura sociale. I legami interpersonali diventano liquidi, le relazioni diventano beni di consumo facilmente interscambiabili. Il rischio serio, avallato dall'iperconnessione, è quello di trasformare tutte le amicizie in semplici conoscenze, riducendo al minimo la quota di scambi intimi e la possibilità che avvenga una condivisione del proprio mondo interno. L'iperconnessione e la svalutazione del valore dell'amicizia possono creare un senso di solitudine che porta l'uomo ad ammalarsi.
I social, usati in modo scorretto, non fanno altro che spingere gli individui verso una indipendenza onnipotente, che a sua volta genera un maggior senso di solitudine inconscio, dissociato dalla rappresentazione del proprio Sé. Come afferma l'antropologa Sherry Turkle: "in molti cullano un desiderio: che un giorno Siri, l’assistente digitale dell’iPhone, possa diventare anche un amico. Uno che ti ascolta quando gli altri non lo fanno". Secondo la Turkle stiamo sviluppando tecnologie digitali che sono “macchine dell’intimità” che ci offrono l’illusione di una compagnia senza tutti gli obblighi imposti dal amicizia. Più siamo connessi, più sviluppiamo un senso di solitudine, che molto spesso si trova ad essere dissociato, sfociando in fenomeni patologici. Il senso di solitudine è infatti associato molto spesso a diverse forme di psicopatologia quali: la depressione, l'ansia, le addiction, e infine aumentando il rischio di suicidio. In conclusione è indispensabile dal punto di vista educativo e terapeutico porre l'enfasi sulla necessità dell'essere umano di mediare tra il bisogno di relazione e il desiderio di individualità. Lo sbilanciarsi verso un polo o l'altro del paradosso può compromettere la salute psicofisica dell'individuo.

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